Per un pugno di vongole

 

L’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, Sito di Interesse Comunitario, sta subendo nuovamente l’assalto di imbarcazioni turbo-soffianti. Questi bracconieri del nostro mare tornano periodicamente a distruggere i fondali davanti agli occhi di tutti, ignorando leggi e appelli, considerando il mare e quanto esso contiene una loro risorsa esclusiva. La categoria dei vongolari sta dimostrando di non avere quel giusto spirito autocritico per rivedere i sistemi di gestione delle risorse e combattere la crisi del loro settore.  Alle autorità preposte e alla coscienza civile di noi tutti il dovere morale di far sì che sia il diritto a fare la forza e non il contrario.

Se un tempo la costa abruzzese era minacciata dai saraceni, tanto che fu necessario costruire diverse torri costiere, oggi dall’alto di Torre Cerrano capita di assistere all’assalto di imbarcazioni turbo-soffianti ai fondali di quella che dal 2009 è Area Marina Protetta (AMP), oltre a essere Sito di Interesse Comunitario (SIC). In spregio ai regolamenti nazionali ed europei e alla volontà della stragrande maggioranza dei cittadini di Silvi e Pineto, nonché degli italiani che, attraverso rappresentanti regolarmente eletti, avevano promosso l’istituzione di un’area protetta in quel tratto di costa proprio per favorire la tutela delle risorse del mare, la raccolta di frodo delle vongole continua davanti agli occhi di tutti. Gli appelli della dirigenza dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, di locali associazioni di gestori di stabilimenti balneari e hotel, di prefetto e guardia costiera, di associazioni ambientaliste, della piccola pesca consentita e della cosiddetta società civile sono stati ignorati da chi, proveniente dalle città costiere confinanti e non del posto, considera il mare e quanto esso contiene una sua risorsa esclusiva, pretendendo di essere il solo a doverne godere nel nome di un “tengo famiglia” che per altri evidentemente non vale o non deve valere.

Oltre al danno all’ambiente in quello che dovrebbe diventare un serbatoio di risorse ittiche proprio per le categorie della pesca – si è più volte ribadito che le creature del mare non conoscono confini amministrativi e nulla esclude che possano essere pescate fuori dai confini della stessa area marina in cui dovrebbero, però, godere delle condizioni ottimali di tutela per riprodursi – ciò che amareggia quanti credono nella legalità è proprio l’evidenza della violazione della legge e l’apparente impotenza di chi è preposto a farla rispettare. Ancor peggio è la mancanza di coscienza di chi vive il mare e che, pertanto, dovrebbe essere il primo a parteciparne alla tutela, soprattutto laddove il sacrificio richiesto sono solo i 37 kmq di mare dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano: appena 7 km di costa sui 60 a disposizione delle vongolare!

Anche se i raccoglitori di vongole pretendono che la loro attività non incida sugli equilibri dei delicati ecosistemi marini di fondale, spesso esibendo creature marine che ancora sopravvivono oltre il limite delle loro concessioni di pesca, ma che a riva sono diventate di una rarità estrema, basterebbe a smentirli l’accanimento con cui riversano le proprie energie all’interno dell’AMP in attività illegali, anziché esercitare i loro diritti legittimi altrove.

Purtroppo la logica è sempre schiava dell’interesse economico e anche questa categoria sta dimostrando di difettare di quel giusto spirito autocritico, senso civico e rispetto del bene comune che porterebbero a una sua necessaria evoluzione, dal momento che si dichiara sempre più colpita dalla “crisi”. Anziché mettersi in discussione e rivedere i loro sistemi di gestione delle risorse per combattere la crisi, questi vongolari trovano meno impegnativo inseguire le vongole oltre i “limiti del lecito”, limitandosi a puntare il dito contro gli altri – l’Area Marina Protetta e la sua dirigenza, i fiumi che sono inquinati (un problema evidente che noi tutti vorremmo risolvere) – e stroncando ogni “voce” che si leva a favore della natura del Cerrano, banalizzandola per i loro fini denigratori e concorrenziali.

I vongolari si ergono a “conoscitori del mare”, forse persino a “custodi del mare”, contro gli “ambientalisti da salotto” o peggio. Loro hanno visto stelle e cavallucci marini da quando erano bambini, hanno nuotato in mezzo a loro, ma si sono mai preoccupati del fatto che i bambini di oggi li vedono ormai solo nei cartoni animati? Vent’anni fa capitava di vedere queste e altre specie anche vicino alla riva, forse perché una volta la pesca delle vongole era più selettiva e non si praticava con attrezzature di distruzione di massa come oggi o non era ancora diventata così impattante?

Resta il fatto incontrovertibile che i vongolari non infrangerebbero la legge per rastrellare le vongole dell’Area Marina Protetta se ci fosse tanta vita nel mare d’Abruzzo come loro pretendono che ci sia, provando a smentire, ma smentendo se stessi, l’unicità di quello che è diventato il tratto di mare del Cerrano da quando è stata istituita l’Area Marina Protetta.

Alle autorità preposte e alla coscienza civile di noi tutti, vongolari compresi, il dovere morale di impedire che l’interesse pubblico venga piegato a logiche di categoria, affinché sia il diritto a fare la forza e non il contrario, come qualcuno in questi giorni sta provando a fare.