La Madonna del Giglio

 

La statua della Madonna nel giardino di Torre Cerrano [foto di M. Cipollone]

In una Regione come l’Abruzzo, in cui la vita delle popolazioni che ne hanno abitato il territorio aspro e selvaggio è sempre stata legata ai fenomeni naturali – per dirla con Ignazio Silone “Il carattere stesso degli abruzzesi è stato forgiato da millenni di convivenza con il più primitivo e stabile degli elementi: LA NATURA” – il culto della dea mater è sempre stato fortissimo. Gli antichi popoli italici erano devoti a divinità femminili che propiziavano l’abbondanza dei raccolti, la fertilità e la cura dalle malattie, come dimostrano molteplici testimonianze votive ed etimologiche legate alle dee Angizia, Marouca, Maja, Ceres, ecc. Con la conversione al cristianesimo, la figura della Madonna ha assorbito questi culti pagani in un passaggio significativamente rappresentato proprio in questi giorni nella mostra “Grandi madri grandi donne – Percorsi d’arte dalla preistoria al rinascimento”, ospitata fino al 30 giugno nel Museo Casa Natale di Gabriele D’Annunzio.
Sebbene la vita sulla costa si presenti apparentemente più facile di quella di montagna, le popolazioni marinare si sono dovute confrontare da sempre con la mutevolezza dell’elemento marino. I marinai esorcizzavano i pericoli della navigazione e della pesca affidandosi alla protezione della Vergine Maria, alla quale dedicavano statue e cappelle religiose ex voto. Anche in questo caso la Madonna può essere vista come l’evoluzione in chiave cristiana di figure femminili della mitologia classica come sirene e nereidi o le più moderne polene. Questa devozione per la Vergine da parte della popolazione marinara abruzzese (e non solo) è ampiamente dimostrata nella sola Pineto dai toponimi Santa Maria a Valle e Borgo Santa Maria, nonché dai festeggiamenti in onore di Maria Santissima del mese di agosto, antecedenti all’edificazione della chiesa patronale di Sant’Agnese. Arricchisce questo quadro anche la collocazione nel 2012 della statua della Madonna nel Giardino Mediterraneo di Torre Cerrano, meta delle passeggiate sul litorale di molti devoti residenti e non solo.

La statua della Madonna nel giardino di Torre Cerrano [foto di F. Verrocchio]

Nel medioevo la costa adriatica, prevalentemente bassa e rettilinea, era il percorso privilegiato per i pellegrini in viaggio per la Terra Santa. Ed è a questo contesto storico che risale il “miracolo del corniolo” descritto in un ciclo di sette affreschi all’interno dell’abbazia di Santa Maria di Propezzano, bellissimo complesso romanico nel comune di Morro d’Oro, a pochi chilometri da Pineto e Roseto, purtroppo non ancora adeguatamente valorizzato sotto il profilo turistico e culturale. Il connubio tra sacro e natura, in particolare con il mondo vegetale, non si limita al corniolo. Non è un caso che a poche decine di metri dalla statua della Madonna, sia all’interno che all’esterno del Giardino Mediterraneo, si trovino floridi cespi di giglio di mare (Pancratium maritimum) i cui candidi fiori, che sbocciano nei mesi di luglio-agosto, sono stati da sempre associati alla purezza dell’Immacolata. Infatti, il frammento di un raro affresco di epoca sveva all’interno della chiesa di San Salvatore di Silvi Paese raffigura la vergine nei costumi del tempo con in mano un candido giglio proveniente, con tutta probabilità, proprio dalle dune del Cerrano.

E così, a un’analisi più approfondita, la statua della Madonna di Torre Cerrano appare perfettamente integrata nella storia e nelle tradizioni del luogo più di quanto a prima vista non paia. E non è da trascurare il fatto che si potrebbe rafforzare ancora di più il legame con il territorio chiamandola proprio “Madonna del Giglio”.

Mario Cipollone