Pineto tra crescita e sviluppo “sostenibile” /1

 

Nella settimana UNESCO di Educazione allo Sviluppo Sostenibile 2013 una riflessione sul nostro territorio

In una congiuntura politico-economica mai così incerta, cittadini, politici e vari portatori di interesse di Pineto si chiedono quale sarà il futuro della loro ridente cittadina. Da sempre circolano idee più o meno originali e non mancano proposte innovative nei toni, anche se alcune si dimostrano vecchie nella sostanza e si manifestano nell’equivoco, così strumentale all’economia di mercato, tra crescita e sviluppo. Se è chiaro che Pineto è una città a vocazione turistica, a non essere ancora del tutto definita è la strategia per migliorare l’offerta turistica locale. Molte delle proposte fin qui venute fuori punterebbero molto a orientarla ai “giovani”, intendendo quelle persone tra i 18 e i 35 anni, che possono viaggiare in gruppi di coetanei in cerca di divertimento. Senz’altro la città di Pineto è carente di strutture indirizzate a questo tipo di utenza. Non per nulla è la destinazione tradizionale di famiglie e pensionati che ne apprezzano la quiete, il verde e tutti quegli indicatori di vivibilità e salubrità (tra cui l’Area Marina Protetta Torre del Cerrano) che garantiscono il benessere di bambini e anziani. Proprio perché consolidata, questa risorsa è imprescindibile per l’economia del luogo e suonano paradossali quelle affermazioni per cui bisognerebbe, invertendo la tendenza, rendere Pineto una città per giovani con discoteche e altre attività difficilmente conciliabili con esigenze di un turismo meno mondano, oltre che con il rispetto della natura, dal momento che qualcuno avrebbe suggerito lo “sviluppo” di attività balneari lì dove oggi ci sono i preziosi habitat terrestri dell’Area Marina Protetta, con paesaggi unici per la costa abruzzese grazie alla pineta e alla duna. Anche in mare sarebbe opportuno, secondo alcuni, porre delle barriere frangiflutti per risolvere il problema dell’erosione della costa, allungare la spiaggia e moltiplicare miracolosamente la superficie da destinare a ombrelloni e attività ricreative, senza curarsi delle specie animali e vegetali della duna.

Una riflessione è d’obbligo: non è forse l’ambiente il vero attrattore turistico di Pineto? La costa adriatica è costellata di città e cittadine che d’estate offrono intrattenimenti notturni, ma anche un mare “cementato” che spinge molti turisti a preferire altre destinazioni più “sostenibili” come appunto Pineto. A parere di chi scrive, si è confuso una volta ancora il concetto di crescita con quello di sviluppo. Anziché pensare a costruire nuove strutture deturpando i valori ambientali del luogo, bisognerebbe trovare il giusto equilibrio per diversificare l’offerta turistica riqualificando, cioè sviluppando, ciò che già c’è.

Per esempio, anziché invocare l’installazione di pennelli per evitare i fenomeni erosivi e l’impietramento della costa di Scerne per effetto dei ciottoli provenienti dalla foce del Vomano, si potrebbe pensare a tutelare le difese naturali della costa, come la duna stessa o tentare soluzioni meno impattanti agendo sulla rinaturalizzazione del corso del fiume. Invece, si preferisce ventilare soluzioni che altrove si sono rivelate fallimentari, come le stesse barriere frangiflutti e dimenticare la scellerata realizzazione del porticciolo turistico di Roseto alla foce del grande fiume come causa prima dell’alterazione del suo corso e delle sue correnti. Fenomeni di erosione in tutto simili a quelli di Pineto si verificano, infatti, anche sulla costa a sud della foce del Sangro da quando è stato costruito il porto di Marina del Sole a Fossacesia. Oppure si trascura di pensare a una costa con tratti di sabbia e altri ciottolosi come un valore aggiunto che rendono Pineto simile ad alcuni tratti della costa teatina. Troppo spesso gli effetti collaterali della crescita chiamano soluzioni autodistruttive, innescando un circolo vizioso che produce quasi sempre costi immensi per la comunità e l’ambiente. [...]

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