La chiesa di Sant’Agnese a Pineto

 

Nel gennaio 1925 Luigi Corrado Filiani (fondatore della città di Pineto) scrive un’appassionata e intensa lettera ai suoi concittadini pinetesi per invitarli a donare un contributo per la costruzione della chiesa di Sant’Agnese, futura patrona della città costiera.

A 90 anni dalla fondazione della stessa è opportuno riprendere il testo di quella lettera per comprendere l’amore che Luigi Corrado Filiani ebbe per la sua terra natia.

Filiani, all’inizio della lettera, declama in versi poetici le origini e il paesaggio della Pineto che verrà, concludendo in un omaggio agli emigranti del nostro territorio.

A piè dei colli maestosi di Mutignano, nel ridente lembo di terra baciata ad oriente dall’Adriatico, e guardata verso occidente dalla vetta audace del Gran Sasso d’Italia; tra il verde fecondo de’ campi e gli ulivi argentei ed annosi, palpita oggi una nuova vita. È Pineto che sorge, la quieta frazione del comune di Mutignano, con la sua bionda e nitida spiaggia, popolata quasi d’incanto di numerose case, e vestita d’una lunga ombrosa pineta. Sembra da quest’angolo fino ad ora deserto ed oscuro della bella terra d’Abruzzo, spiri oggi un’aura d’entusiasmo e di fede tenace verso nuovi destini: e Pineto sarà certamente in un giorno non lontano, l’asilo benefico e tranquillo; il rifugio benedetto e santo per voi, valorosi figli d’Abruzzo, che conosceste vittoriosi le asprezze della vita dura in terra lontana.”

Proseguendo si elencano i motivi per cui la chiesa deve essere intitolata a Sant’Agnese e un appello ai suoi concittadini per una loro collaborazione per l’edificazione della chiesa:

“E un simbolo dolcissimo di fede io voglio porre alla cima del nostro amore per la modesta ma carissima patria. Sant’Agnese Romana, la celeste vergine tredicenne, che subì lieta e serena il supremo martirio per la fede di Cristo; la purissima soave giovinetta, che morì sorridendo per la fede e per l’amore. Una bella, devota chiesetta intitolata al suo nome , in faccia al mare azzurro, con la torre nel cielo infinito, da cui le campane cantino sui campi e sulle case la gloria della santa fanciulla; la gloria eterna della divina religione di Cristo; la pace e l’amore per le nostre anime desiderose di bene. A voi, amati concittadini, io non chieggo il comune obolo, ma la fraterna amorosa cooperazione che mi aiuti, e mi sorregga e mi animi nell’assolvere il grato compito assuntomi; e sia ambito vanto ed orgoglio supremo di ciascuno, concorrere al massimo splendore dell’opera santa e bella che la vicina primavera vedrà sorgere tra la festa della natura rinascente.

Nella parte centrale della lettera Filiani descrive l’opera architettonica che verrà eseguita:

La costruzione della Chiesa, di puro stile latino, opera dell’ing. Arturo De Falco – vera anima d’artista, che ha saputo rendere nella linea semplice, e pur così intensamente espressiva, l’appassionato misticismo e l’affascinante ingenua poesia dei primi secoli dell’era cristiana – sorgerà su di un bel terreno da me scelto ed offerto allo scopo, ad occidente della strada nazionale, a poco meno che un centinaio di metri dalla stazione ferroviaria; ed avrà un fronte di metri diciotto circa e una profondità di almeno trenta metri. Il campanile raggiungerà l’altezza di ventiquattro metri all’incirca. L’interno, a croce latina, avrà tre navate, un’abside con due cappelle laterali, e l’altare maggiore nel centro; a tergo di questo il coro, in due ali fiancheggianti l’organo. Oltre alla sagrestia ed a locali terreni per uso di abitazione. Nulla sarà trascurato perchè la Casa di Dio riesca bella e completa sotto ogni riguardo. Un’ampia zona di terreno all’ingiro, ornata di piante e di fiori, formerà degna corona al sacro edificio, tutto costruito in pietra e mattoni”.

Nell’ultima parte il Filiani rivolge un ultimo appello, a se stesso e alla cittadinanza, stessa per far sì che nel luogo di culto si trovi il senso di appartenenza e di unione in una comunità:
Confortato ed animato dalla fiducia unanime dei miei concittadini, darò tutta la mia opera appassionata, tutte le mie forze, tutto il mio fidente entusiasmo; e che ognuno di noi senta il dolce dovere e il sacro orgoglio di contribuire degnamente all’opera santa e bella, fecondo perenne simbolo di fede e di fratellanza.
Raccolti i fondi dove “una lapide all’interno della chiesa ricorderà ai posteri i nomi dei generosi oblatori” e approntata l’area, l’inizio dei lavori ebbe luogo solennemente il 3 novembre 1926 con la posa della prima pietra alla presenza del vescovo di Penne ed Atri monsignor Pensa e del Prefetto della provincia di Teramo, rappresentato dal Vice Prefetto dottor Francesco Foschini.
La chiesa di Sant’Agnese fu coperta ed aperta al pubblico per le funzioni sacre nel 1935 e divenne Chiesa parrocchiale per desiderio del popolo e per decreto vescovile; il primo parroco fu Romualdo De Ascaniis (Don Paolino).

Il sogno di Luigi Corrado Filiani fu realizzato e la sua Pineto ebbe un luogo di culto, grazie alla perseveranza sua e di tutta la cittadinanza; i pinetesi diedero un senso di appartenenza alla comunità, di grande valore.

Alberto Miccadei

Bibliografia
• DE LAURENTIIS V., MATTUCCI F., RIPARI L., Pineto una città verde sul mare, 1989