In un giorno come questo… il capodoglio

 

Illustrazione da “Moby-Dick”, di Herman Melville, 1851.

In un giorno come questo – con una dolcezza nell’aria come questa – ho colpito la mia prima balena – un giovane arpioniere di diciott’anni.  Quaranta, quaranta, quarant’anni fa! Quarant’anni di caccia continua! Quarant’anni di privazioni, pericoli e tempesta! Quarant’anni per questo mare spietato. Per quarant’anni Achab ha abbandonato la terra pacifica, per quarant’anni ha fatto la guerra ai mostri dell’abisso”, così il capitano Achab, protagonista di Moby Dick, capolavoro della letteratura americana di Herman Melville, ricorda l’epopea della caccia alla balena in cui era coinvolto come tanti altri uomini dell’800, soprattutto americani. Moby Dick, la balena bianca, era un capodoglio. Ed è stata questa specie a pagare il tributo più caro a chi la cacciava per sfruttarne lo spermaceti, l’olio di balena contenuto nella testa notevole – un terzo della lunghezza del corpo negli esemplari adulti – a cui deve in nome volgare e quello scientifico (Physeter macrocephalus).

Alla partenza del cammino presso il cosiddetto “Capodoglio Beach”

In un giorno come quello di oggi (1° maggio 2014), insolitamente grigio e fresco per essere il primo maggio, così diverso da quello descritto dal capitano Achab, trenta e non quarant’anni fa – era la mattina del 1 maggio 1984 – un maschio di capodoglio di 11 metri si spiaggiava a Silvi, sulla spiaggia chiamata Capodoglio Beach in suo onore. Dopo diverse ore di estenuanti tentativi di salvare l’animale da parte della popolazione di Silvi, il cetaceo si allontanò vivo all’orizzonte. Due giorni dopo fu ritrovato morente sulla spiaggia tra Francavilla e Ortona. Oggi il suo scheletro è conservato nel Museo delle Meraviglie Marine di Pescara in fase di restauro e attualmente non è esposto. L’Area Marina Protetta Torre del Cerrano, che al tempo dello spiaggiamento non era ancora stata istituita, ha voluto ricordare il memorabile evento di trent’anni fa con un cammino, condotto dalle Guide del Cerrano Alberto e Mario, dalla spiaggia del Capodoglio beach, oggi compresa nell’area protetta, a Torre Cerrano, dov’è in allestimento il piccolo Museo del Mare della Torre. Al termine del cammino, i partecipanti all’iniziativa hanno ascoltato le testimonianze del sub e Guida del Cerrano Mauro Pacchione, del Sig. Vittorio Scordella, Presidente dell’Associazione Fratello Mare di Silvi, intervenuti quel giorno in soccorso del capodoglio, e del veterinario Vincenzo Olivieri, presidente del Centro Studi Cetacei Onlus e Direttore del Museo del Mare di Pescara, che ha analizzato la carcassa e ne ha curato la conservazione dello scheletro.

Durante la necroscopia sul capodoglio spiaggiato, proprio il Dr. Olivieri rilevò la presenza di diversi sacchi di plastica nel prestomaco dell’animale, un proiettile di grosso calibro nel pannicolo adiposo vicino allo sfiatatoio e altissime percentuali di mercurio nel fegato. Nonostante gli sforzi compiuti quel giorno per riportarlo in mare, il cetaceo sarebbe morto ancora una volta per cause riconducibili all’uomo, all’impatto che determinate attività antropiche hanno, più o meno direttamente, sugli altri esseri viventi, seppur giganteschi come i capodogli e le balene in generale.

Lo spiaggiamento del 1984, pur se ha avuto un esito drammatico per l’animale, ha dimostrato che l’uomo sa correre in difesa della natura in pericolo, di una natura per cui costituisce ancora la principale minaccia. Questo il monito profondo che ieri la Giornata del Capodoglio ha voluto ricordare.

Mario Cipollone