Bentornata Romulea rollii!

 

In questo anticipo di primavera, dopo diversi anni di ricerche infruttuose, è riapparso come per magia lo zafferanetto delle spiagge (Romulea rollii, Parl.), simbolo vegetale dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano.
La scoperta è avvenuta grazie all’occhio attentissimo della guida del Cerrano Francesco Verrocchio. Durante un’ispezione più approfondita, alla quale ho partecipato con Mario, è stato trovato un abbondante popolamento di questa specie rara e preziosa localizzato in uno specifico tratto delle dune di Pineto.

Lo zafferanetto di Rolli è una piccola pianta appartenente alla famiglia Iridaceae, di cui fanno parte anche i più noti crochi o zafferani (Crocus), Iris e gladioli (Gladiolus). Tutte queste piante possiedono organi sotterranei, come bulbi o rizomi, che permettono loro di passare indenni la stagione avversa, che nei climi mediterranei è rappresentata dall’estate, calda e povera di piogge.
La caratteristica più evidente di questa specie è il piccolo fiore (1,5-2 cm di diametro), composto da sei tepali bianchi o rosati con venature fucsia o azzurrognole, che emerge dalla sabbia a febbraio-marzo. Le foglie sono strette e filiformi. Al termine della fioritura, il peduncolo che regge l’ovario fecondato si flette, infossando il frutto nella sabbia e favorendo la disseminazione.
Il nome del genere Romulea viene da Romolo, fondatore di Roma, perché è sul litorale romano che per la prima volta è stata classificata la dozzina di specie di cui si compone in Italia, mentre il nome rollii deriva probabilmente dalla dedica dello scopritore, il botanico romano Parlatore, all’amico e collega Rolli.

Lo zafferanetto delle spiagge è diffuso nell’area mediterranea, nei litorali sabbiosi con fasce dunali. Laddove resistono, questi ambienti sono spesso degradati e interessati da un forte impatto antropico che ha portato alla scomparsa di molte specie vegetali. La stessa Romulea rollii è molto rara e vulnerabile, tanto che la I.U.C.N. (Unione Mondiale per la Conservazione) la considera minacciata di estinzione in Abruzzo e in altre regioni d’Italia in cui un tempo era ampiamente diffusa. Per questo motivo il ritrovamento di questi giorni è un’importantissima testimonianza della necessità di proteggere e conservare i preziosi habitat dunali che sulle coste italiane stanno lentamente scomparendo.

Alberto Miccadei